Unione Pescatori del Trentino

La Carta ittica

L’articolo 8 della L.P. n.60/78 prevede la predisposizione della Carta ittica “al fine di accertare la consistenza del patrimonio ittico e la potenzialità produttiva delle acque, nonché stabilire i criteri ai quali dovrà attenersi la conseguente razionale coltivazione delle stesse”, specificando inoltre che essa “ha carattere vincolante anche per quanto attiene la scelta delle specie da immettere nelle acque per il piano di miglioramento e per la localizzazione di attività programmate ai fini dell’incremento della pesca dall’assessorato competente e dai concessionari dei diritti di pesca”. L’articolo 6 della stessa L.P. n.60/78, inoltre, precisa che “la coltivazione delle acque deve basarsi, di norma, sull’incremento della produttività naturale dell’acqua da pesca nel riequilibrio biologico e nel mantenimento delle linee genetiche originarie delle specie ittiche”.

Nel settembre 2002 viene stilata la nuova Carta Ittica della Provincia Autonoma di Trento.

LE FINALITÀ DELLA CARTA ITTICA

Dalle motivazioni di fondo della pianificazione ittiofaunistica derivano le basi della carta ittica, il cui fine principale è quello di garantire, tramite l’applicazione del metodo scientifico, una gestione lungimirante sia naturalistica, sia ecologica, sia economica e sociale delle risorse ittiche. L’analisi metodica dei popolamenti ittici e delle condizioni attuali degli ambienti acquatici permette di arrivare, tramite adeguate metodologie di sintesi, a spiegare le relazioni tra lo stato dell’ambiente e quello delle comunità ittiche, individuando le cause dell’eventuale scostamento di queste ultime rispetto a una situazione naturale ottimale. Grazie a questo indispensabile quadro conoscitivo, infine, la carta ittica definisce mezzi, tecniche e interventi adeguati alla conservazione o al ripristino dei popolamenti ittici, negli aspetti sia qualitativi che quantitativi. In forma di suggerimenti d’intervento o di vere e proprie prescrizioni vincolanti, dunque, la carta ittica arriva a definire i passi necessari per la migliore gestione di tutte le acque superficiali dal punto di vista ittico. Tutti questi aspetti richiedono, ovviamente, una adeguata pubblicizzazione, in modo da essere facilmente e immediatamente disponibili per i soggetti coinvolti nella gestione ittica, dalle strutture amministrative provinciali alle associazioni concessionarie dei diritti di pesca, dalle associazioni ambientaliste e protezionistiche, ai cittadini a qualsiasi titolo interessati.

I PRINCIPI FONDANTI DELLA NUOVA CARTA ITTICA

Si può definire “acquacoltura naturalistica” la pratica più corretta e vantaggiosa della gestione ittica, considerata sul medio e lungo termine e su scala geografica estesa. Si tratta, in estrema sintesi, di una serie di azioni coordinate che mirano a conservare, agevolare o ripristinare i naturali processi che coinvolgono la fauna ittica, favorendo l’instaurazione di condizioni ottimali per lo sviluppo e la riproduzione della fauna ittica spontanea. Il principio essenziale di questo tipo di approccio sta nell’evidenza, maturata attraverso la ricerca ittiologica e numerose esperienze ittiogeniche, che i popolamenti ittici ottimali, da un punto di vista sia naturalistico, sia ecologico, sia economico-sociale, sono quelli che spontaneamente vivono e si riproducono nelle acque interne. Sono proprio le specie autoctone, infatti, cioè quelle spontaneamente presenti in un defi nito ambito geografi co o in un ecosistema, le più adatte a vivere in quelle acque, capaci di sfruttare al meglio le risorse disponibili grazie al lungo e continuo processo dell’adattamento biologico.